“Don Riboldi, il coraggio tradito” scritto da Pietro Perone, edizioni San Paolo, con la prefazione di don Antonio di Donna, vescovo di Acerra, a cent’anni dalla nascita celebra l’impegno di Don Riboldi nelle battaglie per la difesa della legalità e della dignità dell’uomo.
Don Riboldi “il profeta” che non tace “per amore del suo popolo”; don Antonio così amava essere chiamato, si è speso per i più poveri che definiva i “senzatutto” che fossero i terremotati del Belice oppure la malavita organizzata in particolare la Camorra; si interessò anche dei terroristi delle Brigate Rosse incontrati nelle carceri italiane insieme all’Arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini.
L’autore ricorda su tutti un evento: la marcia dei 10.000 contro la Camorra a Ottaviano la città di Raffaele Cutolo.
Il protagonista è motivatore fu Mons. Antonio Riboldi, Vescovo di Acerra, che definì quel giorno come il “nostro 25 Aprile”. Nasceva una nuova resistenza non contro il fascismo ma contro la Camorra.
Don Riboldi fu l’ispiratore ed il leader di quella marcia anche perché nessuno voleva o poteva assumere quel ruolo. Ciò che don Antonio aveva capito è che alle parole devono seguire i gesti.
Quella sfida alla Camorra portò alla nascita di un movimento e di una nuova coscienza civile tra la parte sana della società, delle Istituzioni e della Chiesa.
Il movimento lentamente si è affievolito fagocitato nella burocrazia di partito. In quegli anni era ancora solido il parallelismo tra la Democrazia Cristiana ed il mondo ecclesiale ed il Vescovo di Acerra fu colui che iniziò a cercare un dialogo tra mondo cattolico e sinistri.
Il libro di Perrone attraverso la vita di don Riboldi racconta la storia di un evento, di un movimento, di un popolo con un’analisi onesta. Lo fa non da cronista ma da testimone; ciò che si racconta nel libro è il coraggio di un uomo, il Vescovo di Acerra don Riboldi che alla parola l’annuncio del Vangelo ha affiancato atti concreti.
A cinque anni dalla morte il libro vuole dare un giudizio sul suo impegno civile che Perrone evidenzia nel sottotitolo “Il coraggio tradito”.
Forse don Riboldi era un sognatore ma se lo era è perché credeva in un futuro migliore per la sua gente.
Sarà il tempo a giudicare “il profeta” don Antonio Riboldi ma di certo la sua profezia non cadrà nell’oblio.